16 Gennaio 2014

Tira un’aria sconosciuta a Miraflores, il palazzo presidenziale di Caracas. Il primo colpo di scena a metà dicembre: il presidente Nicolas Maduro si era riunito con tutti i sindaci di opposizione. Cinque lunghe ore di confronto, senza peli sulla lingua, dalla criminalità al welfare. Mai visto prima.

Poi, l’8 gennaio, un incontro con tutti i governatori e i sindaci per mettere a punto, nel giro di un mese, un piano di sicurezza nazionale. Anzi: di «pacificazione nazionale», così l’ha definita il presidente, come se tutto il Paese avesse bisogno di abbassare le grida e di togliere pistole dalle strade.

LE PROMESSE DI GENNAIO.

Infine, il 15 gennaio, una serie di decisioni senza precedenti: il presidente si è detto pronto a stabilizzare le relazioni diplomatiche con gli Usa, a riformulare il sistema di valute (mantenendo per un tasso fisso), ha promesso una legge sugli utili, che non potranno superare il 30% nei prezzi di vendita di qualsiasi bene. E, soprattutto, ha ammesso per la prima volta che «il governo ha un debito verso il Paese in tema di sicurezza».

LA PACE CON CAPRILES.

Di recente, il suo ex sfidante e governatore dello stato di Miranda, Henrique Capriles, gli ha stretto la mano, nonostante abbia sempre dichiarato di non riconoscere la validità delle ultime elezioni presidenziali.

Nell’aprile 2013, infatti solo una manciata contestatissima di voti ha permesso all’ex delfino di Hugo Chavez di entrare a Palacio Miraflores.

IL RIMPASTO DI MADURO.

Non solo. Il 2014 si è aperto con la decisione clamorosa di tutti i ministri di consegnare nelle mani di Maduro il loro mandato.

Il presidente ha proceduto a rimescolare gli incarichi, sostituendo ben sette ministri, compresi i dicasteri di Industria e Lavoro.

Nonostante l’opposizione l’abbia definita solo un «progetto di riciclaggio», non si era mai assistito a un terremoto di simili proporzioni.

Inflazione e rete commerciale fuori uso: Venezuela in pericolo
Cosa sta succedendo a Caracas?

Maduro si sente in difficoltà. Sente la pressione popolare sotto l’effetto di un’inflazione al 56%, una situazione monetaria terremotata e la rete commerciale quasi fuori uso, dove molti prodotti arrivano a singhiozzo, a cominciare dalla carta igienica.

L’OMICIDIO DELLA EX MISS.

Ma è stato l’omicidio dell’attrice televisiva ed ex miss universo Monica Spear e di suo marito a segnare il passo.

Il 6 gennaio i due erano sull’autostrada nei pressi di Puerto Cabello, che da sempre ha una loschissima fama. Sono stati assaltati da sette persone, di cui due minori: volevano il fuoristrada, peraltro neanche di lusso.

Un agguato feroce, che ha freddato la coppia e ferito la loro figlia di cinque anni. E ha suscitato un’ondata di sdegno.

IL PAESE RESTA SCOSSO.

«Maya dice che i genitori sono rimasti addormentati e sono andati in cielo», ha twittato in questi giorni il padre della miss, Rafael Spear.

Il Venezuela s’è risvegliato nel dramma: «Quel massacro ci ha dato uno schiaffo, dobbiamo reagire», sono state le prime parole di un presidente apparso davvero scosso.

Nel Paese dove l’elezione di Miss Universo è un rito quasi religioso, per cui tutti si fermano davanti alla tivù, lo choc è stato enorme.

Sparatorie e agguati restano all’ordine del giorno

Nonostante i governi chavisti abbiano sempre minimizzato la questione della sicurezza, gli agguati e le sparatorie sono all’ordine del giorno e non solo nei quartieri più periferici, negli infiniti barrios sui monti che circondano la città.

Non c’è persona a Caracas che non racconti di aver assistito a un agguato o di esserne stata vittima. Fatto sta che, nonostante le ultime statistiche ufficiali risalgano al 2003, Ong e associazioni di vicinato, giornalisti e università, hanno monitorato la situazione in modo indipendente.

BOOM DELLA VIOLENZA.

La più importante, l’Osservatorio venezuelano sulla violenza, diretto da Roberto Briceño Leon, ha calcolato che nel 2013 si siano registrati 24.763 omicidi, 79 morti ogni 100 mila abitanti. Una mattanza che pone il Venezuela tra i primi cinque Paesi più violenti al mondo.

«La paura fa ritirare la gente», dicono all’Osservatorio, «inibisce a realizzare molte attività, restringe il numero di luoghi frequentati e gli orari di vita: insomma si perde una parte della propria libertà».
UN MESE PER RIMEDIARE. Maduro s’è dato un mese di tempo per mettere a punto con tutti, compresa l’odiata opposizione, un grande piano per la sicurezza.

«Ma questo significa in primo luogo migliorare il sistema penitenziario e di giustizia e puntare su tutto il sistema educativo», ha dichiarato Capriles, che ha in programma un incontro con il ministro degli Interni e della Giustizia. Anche questo, un gesto mai visto prima.

PRIMA PROVA PER MADURO.

È come se il Venezuela si fosse scosso dal torpore e dalla furia dello scontro tra due fazioni.

Il 2014 peraltro è un anno senza appuntamenti elettorali. E anche questo è quasi una novità.

È pure il banco di prova di un presidente eletto da otto mesi, dopo la scomparsa del comandante Chavez e che dal novembre 2013 ha ottenuto dal parlamento il potere di decretare con grande discrezionalità: poteri speciali che ora deve dimostrare di saper gestire.